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Diabete

Cos'è e come comportarsi a livello nutrizionale



Le due forme più comuni di diabete che verranno trattate in questo articolo sono il diabete di tipo 1 e il diabete di tipo 2. Ne esistono anche altre varianti come il LADA, il MODY e il diabete gestazionale.


Ci sono delle differenze sostanziali tra il diabete di tipo 1 e il diabete di tipo 2 benché vengano riassunti nello stesso termine.


Il diabete di tipo 1 è una malattia autoimmune nella quale si ha la distruzione delle cellule beta pancreatiche, ovvero quelle cellule deputate alla produzione di insulina, ormone fondamentale per l’utilizzo del glucosio da parte del nostro organismo. In questo caso l’iperglicemia (eccesso di glucosio nel sangue) è dovuta al fatto che in assenza di insulina esso non riesce ad essere utilizzato dalle cellule. Viene anche chiamato diabete giovanile perché insorge solitamente prima dei 30 anni, ha un’importante componente genetica e i soggetti con tale diagnosi hanno necessariamente bisogno di terapia insulinica fin dall’inizio.


Il diabete di tipo 2 è una malattia metabolica e rappresenta la maggioranza dei casi di diabete. In questo caso può presentarsi un deficit parziale della secrezione di insulina e/o una condizione chiamata insulino-resistenza, fenomeno che può essere riassunto in una minore sensibilità da parte delle cellule all’azione di questo ormone, di conseguenza il glucosio non riesce ad essere captato e rimane in circolo (iperglicemia). Spesso il diabete di tipo 2 si presenta in un quadro di “sindrome metabolica” ovvero in concomitanza ad altre patologie come obesità, ipertensione arteriosa, dislipidemia.


Anche dal punto di vista del trattamento nutrizionale c’è qualche differenza. Prima di parlare di questo apro una brevissima parentesi sul trattamento farmacologico (che ricordo essere competenza esclusiva del medico diabetologo!): come già detto i pazienti con diabete di tipo 1 necessitano di terapia insulinica, per i pazienti con diabete di tipo 2 potrebbe anche non essere necessario trattamento farmacologico, il medico valuterà caso per caso se la patologia può essere tenuta sotto controllo esclusivamente con lo stile di vita o se occorre affiancare una terapia farmacologica con ipoglicemizzanti orali o anche eventualmente terapia insulinica.


Torniamo al trattamento nutrizionale: nei pazienti con diabete di tipo 2 l’alimentazione è quasi del tutto sovrapponibile ad una sana alimentazione per la popolazione generale (ricca di verdure e cereali integrali,…), solamente dovrà essere posto un occhio di riguardo all’indice glicemico o meglio al carico glicemico.

Nella pratica questo si traduce nell’evitare di assumere alimenti zuccherini a stomaco vuoto, ad esempio:

  • evitando di fare merenda solo con un frutto ma accompagnarlo con frutta secca, crackers integrali, yogurt bianco naturale,…

  • quando si consumano gelati o dolci vari preferirli a fine pasto e non come merenda

  • consumando preferibilmente pasti completi dal punto di vista dei nutrienti (contenenti quindi fonti di carboidrati, proteine e grassi)

Ovviamente anche svolgere un’attività fisica regolare che non si traduce per forza nel dover andare in palestra ma più in generale avere uno stile di vita attivo (muoversi preferibilmente a piedi o in bicicletta, preferire le scale all’ascensore,…) rientra in un intervento per migliorare il proprio stile di vita.


Le persone affette da diabete di tipo 1 dovendo fare il trattamento insulinico possono giovare della tecnica chiamata “counting dei carboidrati”. Tale tecnica viene solitamente insegnata in gruppo da personale specializzato all’interno dei centri antidiabetici e ha lo scopo di ampliare la scelta di alimenti da consumare nonostante la presenza della patologia. Questo avviene fornendo al paziente le conoscenze su cosa sono i carboidrati e dove sono contenuti, procedendo nei vari step del “corso” il soggetto sarà in grado di quantificare la quota di carboidrati presente nei suoi pasti e calibrare di conseguenza la terapia insulinica.


Nota bene: la quota di carboidrati non è equivalente alla grammatura dell’alimento contenente carboidrati, ad esempio 100 gr di pasta non equivalgono a 100 gr di carboidrati!

Ovviamente in tutto questo processo è di fondamentale importanza il medico diabetologo che tra le altre cose individuerà insieme al paziente il cosiddetto “rapporto unità di insulina/carboidrati” che non è univoco per tutti i pazienti.


Piccola nota per quanto riguarda gli spuntini nel diabete di tipo 1: se il medico non ha previsto insulina agli spuntini ma solo ai pasti principali si raccomandano spuntini tendenzialmente sotto ai 10 grammi di carboidrati, ad esempio yogurt/yogurt greco (ovviamente non dolcificato), frutta secca, avocado, verdure da sgranocchiare (o anche chips di verdure fatte in casa come le chips di cavolo nero, attenzione a quelle acquistate al supermercato perché potrebbero contenere estrusi di patate e molti grassi e sale).


Mi preme riportare anche che gli standard italiani per la cura del diabete mellito 2018 ci dicono che non esistono evidenze per raccomandare l’uso di alimenti “dietetici” appositi per diabetici.


Momento “smontiamo le fake news”: non è vero che determinati tipi di frutta (cachi, fichi, banane, uva,…) debbano essere eliminati dalla dieta per chi soffre di diabete, si dovrà semplicemente porre maggiore attenzione alle quantità e alla frequenza, consumandoli meno spesso e in porzioni più modeste. Addirittura questa demonizzazione della frutta a volte viene portata avanti anche per chi non soffre di alcuna patologia in maniera totalmente infondata!


Voglio fare una nota conclusiva che a mio parere risulta fondamentale: non ha senso smettere di mangiare “carboidrati” (lo virgoletto perché non mi stancherò mai di dire che gli alimenti non sono i nutrienti e che la maggioranza degli alimenti non contiene un solo nutriente) dopo la diagnosi di diabete perché i carboidrati rimangono per tutti il nutriente di cui abbiamo maggiore bisogno.






Bibliografia:

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